ROMA – Il mistero Orlandi continua, sempre più implacabile. La sceneggiatura della nuova puntata, destinata forse ad animare intanto l’estate, questa volta viene ambientata in Brasile e porta la firma non di un millantatore come “l’ex 007 Lupo Solitario”, al secolo Luigi Gastrini, o di un fotografo e regista amatoriale decisamente fantasioso come Marco Fassoni Accetti, bensì di un ex carabiniere: Antonio Goglia, che proprio Blitzquotidiano ha tenuto a bettesimo e più volte ospitato quando nessuno lo prendeva in considerazione.
Nei giorni scorsi infatti Goglia ha preso carta e penna e ha depositato presso la segreteria del procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, attuale titolare delle indagini sulla scomparsa della Orlandi, un regolare esposto che contiene la summa delle sue convinzioni, riassumibili in due parole: “Pista brasiliana”, che è appunto il titolo dell’esposto.
Snobbato tre anni fa dal giornalista Fiore De Rienzo di “Chi l’ha visto?”, preso sul serio dal collega Fabrizio Peronaci, che sul Corriere della Sera ne lanciava la pista dei “preti pedofili di Boston”, senza però fare il suo nome, mollato in seguito anche da Peronaci, che gli ha preferito il “supertestimone” Marco Fassoni Accetti, l’ex carabiniere Goglia rischia perciò davvero di diventare la nuova star dell’ultimo capitolo, per ora, dell’interminabile Emanuela Orlandi Show.
A onor del vero Goglia già due anni fa inviò un esposto al magistrato Capaldo con le proprie deduzioni riguardo “l’interpretazione del codice numerico 158 indicato dai sedicenti sequestratori per identificare la linea diretta con la Segreteria di Stato Vaticana”.
Oggi però Goglia ammette:
“Quello studio era, devo riconoscerlo, in una fase embrionale e imperfetta e l’entusiasmo di aver individuato il nucleo, l’Accademia Cultorum Martyrum, dal quale proveniva il messaggio dell’”Americano” nella telefonata del 4 settembre, precisato in quella del 6 settembre 1983, mi indusse ad inviare un esposto che giungeva a conclusioni, appunto frettolose e parziali”.
Ammesso l’errore, l’ex carabiniere nel suo recente esposto, corredato con 15 allegati, spiega che “La ricerca è tuttavia continuata durante gli ultimi due anni e mi ha portato a risultati talmente convincenti, a mio parere, da indurmi a scrivere un nuovo esposto contenente alcune risultanze”. A quanto pare, in Procura il nuovo esposto non è stato cestinato e ha, anzi, suscitato un qualche interesse. Vedremo.
Intanto, in attesa degli eventi e di una probabile nuova raffica di puntate di “Chi l’ha visto?” con il nuovo ospite a suo tempo snobbato da De Rienzo, è meglio lasciare la parola a Goglia e leggere cosa ha scritto.
“LA PISTA BRASILIANA”
Indagine intorno al movente e alla natura degli esecutori e dei mandanti dei sequestri di Emanuela Orlandi e Mirella Gregoricondotta in maniera autonoma da Antonio Goglia
“Lo studio individua la responsabilità dei sequestri di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori ponendola a carico di una non meglio identificabile “cellula eversiva brasiliana”, ispirata al Programma Minimo del Comité Brasileiro pela Anistia (CBA), Comitato Brasiliano per l’Amnistia.Detto gruppo eversivo pose in essere lo scellerato piano criminoso onde ottenere la grazia per l’attentatore della vita del Pontefice Giovanni Paolo II, Ali Agca, e per i suoi complici al fine di sfruttarne il significato politico e la portata propagandistica a sostegno della richiesta di amnistia “ampia, generale e senza restrizioni” che sarebbe stata l’oggetto e la richiesta principale della protesta del popolo brasiliano posta a fondamento dello “Greve Geral do 21 julho 1983” (Sciopero Generale del 21 luglio 1983).
L’ultimatum stabilito dai sequestratori di Emanuela Orlandi per la consegna di Alì Agca sarebbe scaduto alle ore 24,00 del 20 luglio 1983. La comunicazione verso il Brasile dell’”atto di clemenza” in favore del turco, insieme alla relativa portata propagandistica, sarebbe stata assicurate da Richard Roth, corrispondente da Roma della Columbia Broadcasting System (CBS) all’epoca unica televisione attrezzata per le comunicazioni intercontinentali, che trasmetteva servizi quotidiani sul Caso Orlandi.
I casi Orlandi- Gregori sono da me ritenuti opera della stessa non meglio identificabile “cellula eversiva brasiliana”considerando in particolare la conversazione telefonica intercorsa tra l’”americano” e l’Avv. G. Egidio in data 27 ottobre1983 e la lettera ricevuta ancora da quest’ultimo in pari data.
Svolgimento dello studio.
Da molti anni interessato al caso della scomparsa di Emanuela Orlandi, intrapresi un approfondito studio circa due anni fa collaborando in maniera estemporanea con i giornalisti Fabrizio Peronaci e Pino Nicotri.
Certo che qualche indicazione sulla “sparizione” potesse provenire dallo studio delle comunicazioni effettuate dai sedicenti sequestratori, la mia attenzione si focalizzò dapprima sul messaggio telefonico dell’ americano del 4 settembre 1983, precisato il successivo 6 settembre inerente la scelta della Basilica di Santa Francesca Romana per il contatto che i sequestratori stabilirono il giorno 20 luglio 1983 con i Frati Agostiniani del Convento compreso nel complesso monumentale.
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